Per prima cosa, ti chiediamo di rispondere a un questionario, ci vorranno davvero pochissimi minuti.

Sulla base delle tue risposte, ti suggeriremo il/la terapeuta che ha le maggiori probabilità di aiutarti.

Dopo il primo colloquio, hai la possibilità di decidere se proseguire il percorso, interromperlo o cambiare terapeuta.

Certo, potrai cambiarlo ogni volta che lo riterrai necessario, senza costi.

I Pensieri Intrusivi sono idee, immagini o impulsi improvvisi e indesiderati che attraversano la mente in modo automatico. Spesso sono angoscianti e in contrasto con i propri valori, ma è fondamentale capire che non definiscono chi siamo e non hanno nulla a che fare con la nostra vera identità.

Spesso sono pensieri immorali e irrazionali che arrivano prepotentemente e violentemente nella tua mente facendoti mettere in dubbio qualsiasi cosa di te.

“Se l’ho pensato è perché sono una cattiva persona?”

“Se diventassi come quelli che si sentono al tg?”

“Se perdessi il controllo e facessi del male a un mio caro?”

Se, se e se.

Solitamente, questi pensieri emergono perché dentro di noi c’è qualcosa che non stiamo ascoltando, un’emozione repressa o un bisogno inascoltato. È quello che è successo a me 10 anni fa, quando a 21 anni ho iniziato a soffrire di pensieri intrusivi.

Oggi, a 31 anni, sto bene e ne parlo apertamente sia sui social che nel mio libro: Pensieri Intrusivi: come sono riuscita a liberarmi di loro.

RICORDA: TU NON SEI I TUOI PENSIERI.

Questa è una delle domande che mi sono fatta più volte quando i pensieri intrusivi hanno iniziato a tormentarmi. Mi chiedevo: perché proprio a me? Cosa c’è di sbagliato in me? Ma la verità è che non c’era nulla di sbagliato.

Questi pensieri non arrivano per punirci o perché siamo persone cattive. Arrivano perché dentro di noi c’è qualcosa che stiamo ignorando, un’emozione che non vogliamo sentire, una paura nascosta, un dolore sepolto. È come se la nostra mente cercasse di dirci qualcosa, ma in un modo confuso e spaventoso. Più cerchiamo di combatterli, più diventano forti.

Quando è successo a me, a 21 anni, mi sentivo persa. Credevo di impazzire, di perdere il controllo. Ma con il tempo ho capito che quei pensieri non erano il nemico. Erano solo il riflesso di un’ansia profonda che non volevo vedere. Oggi, a 31 anni, so che il segreto non è scacciarli via con la forza, ma ascoltarsi davvero, accogliere le proprie emozioni e imparare a non aver paura della propria mente.

Se stai vivendo tutto questo, voglio che tu sappia che non sei solo. C’è una via d’uscita e meriti di stare bene.

La paura di perdere il controllo è un timore comune in chi sperimenta pensieri intrusivi. È successa la stessa cosa a me, credimi...

Io sono la tipica persona che non farebbe male nemmeno ad una mosca, eppure quei pensieri mi avevano fatto credere di poter diventare una cattiva persona da un momento all'altro, non mi fidavo più di me stessa e forse è proprio qui la risposta: la paura di perdere il controllo deriva dal fatto che non ci fidiamo più di noi stessi

Questi pensieri non rappresentano un pericolo reale: più una persona ne è turbata, meno è probabile che li metta in atto.

Ho vissuto in prima persona l’esperienza dei Pensieri Intrusivi e sono riuscita a liberarmene.

Per questo ho deciso di divulgare su questo tema e aiutare chi sta attraversando la stessa difficoltà. Nel tempo, ho supportato molte persone nel capire che non sono sole e che esiste un percorso per stare meglio.

I professionisti del mio team sono stati scelti da me con grande attenzione, perché voglio offrire il miglior supporto possibile con empatia e competenza. So cosa significa sentirsi persi, e so anche che con il giusto aiuto si può tornare a vivere con serenità.

Quando ho aperto la pagina di Phoebe ho giurato a me stessa che sarei diventata l’adulta che desideravo ci fosse nei momenti più bui.

Inizialmente quando è nata la pagina non avrei mai pensato che avrei collaborato con dei professionisti perché sono nata come scrittrice e divulgatrice sulla salute mentale, ma dopo tanti messaggi ho sentito la necessità dei ragazzi che mi seguivano, di affidarsi alla persona giusta nel loro momento più buio.